Sguardo profondo e sorriso scanzonato di chi insegue i propri sogni, Gianluca Grilli rappresenta il prototipo dell’imprenditore moderno, capace di coltivare un sogno e trasformarlo, con la genialità che contraddistingue le grandi menti, in un business basato sul romanticismo e sulle emozioni che le profondità marine hanno sempre suscitato nell’uomo, impegnato per secoli a cercare di svelare i segreti celati sul fondo del mare.
Il suo sogno si chiama “affinamento subacqueo”, una tecnica speciale per l’invecchiamento dei vini che avviene sotto la superficie del mare ed il suo “Teatro dei sogni” è rappresentato dalla piattaforma Paguro, inabissatasi a metà degli anni 60 al largo di Porto Corsini (Ravenna) e divenuta nel 2001 sito di interesse comunitario.
Una vera e propria “cantina naturale” per i vini prodotti dalla Tenuta del Paguro, (azienda fondata da Gianluca con altri due soci) che vengono ogni anno stipati al centro del reef creatosi nel cratere centrale dove si è inabissata la piattaforma e che riemergono dopo circa un anno per entrare a far parte delle tavole e le collezioni degli amanti del buon vino.
Una storia ricca di romanticismo e di fascino che ci facciamo raccontare direttamente da Gianluca Grilli attraverso 10 domande a cui ha gentilmente accettato di rispondere.
1 – Ciao Gianluca, puoi raccontarci qualcosa della tua storia? Studi, esperienze lavorative e da dove è iniziata la passione per il vino? La mia storia inizia con mio nonno, un contadino appassionato delle eccellenze romagnole. Trascorrevo gran parte del mio tempo con lui, divertendomi tra le cassette di frutta. Tuttavia, l’evento più speciale era la raccolta della frutta, soprattutto dell’uva, nei vigneti che consideravo autentici giardini, curati con una dedizione rara. Crescendo lì, ho poi intrapreso gli studi di fisica e fondato una società di informatica. Nonostante il percorso professionale, il mio cuore è sempre rimasto ancorato alla terra, alle sue tradizioni e ai sapori della mia infanzia. Questo è il punto di partenza della mia passione per il vino.
2 – Dove nasce l’idea dell’affinamento subacqueo e quale è il tuo rapporto con il mare? È nato tutto come un esperimento, dalla nostra passione per il vino, per il mare e per la storia del nostro territorio. Il primo a raccontarmi la storia dell’inabissamento della Piattaforma del Paguro fu Tonino Guerra. Già allora vedeva in questo evento una forte componente simbolica ed artistica. Da allora non me la sono più cavata dalla testa, e senza quel racconto probabilmente la Tenuta del Paguro non esisterebbe.
3 – Tre aggettivi/termini che descrivono te ed il tuo modo di fare impresa Cura, sperimentazione, passione.
4 – Quale è il tuo target e come avete ottenuto i vostri primi clienti? Nonostante la fascia di prezzo sia piuttosto elevata, ci siamo accorti nel tempo che il nostro vino piace a diverse tipologie di acquirenti. I nostri primi clienti sono stati attirati dalla curiosità, anche estetica, del processo particolare e delle bottiglie decorate dalle incrostazioni marine. I sommelier e i wine lover più attenti invece sono attirati da vini che si trasformano sott’acqua, generando un’esperienza degustativa impossibile da riprodurre con cantine “terrestri” tradizionali. Per rispettare il sito di immersione la nostra produzione è limitatissima (circa 1.200 bottiglie per tipologia all’anno), e questo attira anche diversi collezionisti. Anche per questo motivo diamo molta attenzione al mercato HoReCa, coltivando rapporti di collaborazione con ristoranti e club: preferiamo che il nostro vino venga gustato in tavola, piuttosto che saperlo conservato in preziose cantine in attesa che aumenti di valore.
5 – È facile far partire questo tipo di business? E secondo te, quando in futuro l’affinamento subacqueo sarà più utilizzato quali saranno i plus che ti permetteranno di essere davanti alla concorrenza? Non è semplice far partire una nuova cantina subacquea. Bisogna avere un know-how molto trasversale e non c’è letteratura scientifica a riguardo per il momento, anche se stiamo collaborando con l’università DAGRI di Firenze per studi e sperimentazioni sull’affinamento subacqueo.
La Tenuta Del Paguro ha una bellissima storia e un prodotto eccezionale, che migliora di anno in anno. Non temiamo la concorrenza, anzi, speriamo che alla nostra si affianchino altre cantine che contribuiscano alla diffusione del metodo di affinamento subacqueo.
6 – Tenuta del Paguro è la base per progetti ancora più ambiziosi, penso al Mare Urchin e all’idea di affinare anche le “bollicine” sotto il mare. Cosa ci dobbiamo aspettare per il futuro? Puoi anticiparci qualcosa? Stiamo sperimentando l’immersione di un rosè, che sarà il nostro primo vino disponibile al pubblico sia in versione classica che con affinamento subacqueo. Questo ci permetterà non solo di aggiungere un prodotto nuovo e diverso alle nostre collezioni, ma di convincere anche i più scettici che l’affinamento subacqueo non è una trovata di marketing, ma una metodologia effettiva.
7 – Che rapporto hai con la cucina? Ti piace cucinare? Si, mi piace molto cucinare, e soprattutto dedicarmi ai sapori della tradizione Romagnola.
8 – Se tu fossi un tuo piatto quale saresti? Perché? Al pranzo di Natale della Tenuta Del Paguro ho cucinato personalmente per i miei collaboratori i passatelli in brodo e bollito con salsa verde. I passatelli in particolare penso mi rappresentino particolarmente. Sono un comfort food, e preferisco farli io invece che acquistarli, perché posso utilizzare la ricetta di famiglia: ci piacciono particolarmente sodi, con un forte odore di noce moscata e la scorza di limone che ne fa spiccare il sapore nel brodo.
9 – Hai un tuo chef preferito? Se si chi? (conosciuti ma anche poco conosciuti) Mauro Uliassi. Apprezzo molto la sua cucina, così come lui apprezza i vini della Tenuta Del Paguro.
10 – Cibo e vino: quale materia prima ritieni possa esaltare le caratteristiche dei tuoi vini affinati sott’acqua? I vini che facciamo sono molto diversi tra loro, e gli abbinamenti di conseguenza possono creare, a seconda della scelta, esperienze degustative uniche. Se dovessi scegliere un’unica materia prima, sceglierei la carne rossa. Grazie alla struttura e alla particolare vinificazione si abbina infatti molto bene anche al bianco fermo, l’albana Squilla Mantis, oltre che ai nostri rossi.
Se volete sapere di più su Tenuta del Paguro e sulla incredibile storia della Piattaforma Paguro allora non potete perdervi
l’articolo scritto da me all’interno dei “Racconti della Panza”.